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Le avventure di un viandante – Capitolo 2

Capitolo 2 : “La felicità è ad un metro dalla tua paura.

Il primo giorno di scuola non si dimentica mai e nemmeno il primo cammino.

La sera prima della mia “iniziazione” andai a letto presto e fumai una sola sigaretta dopo cena, Lucy mi guardava mentre mordicchiava un osso, certo non si immaginava cosa l’aspettava l’indomani. Rileggevo la brochure che mi aveva lasciato Luca: “Il cammino spirituale e paesaggistico della Porta d’Oriente, con i suoi 44 km circa di percorso, collega Ancona, l’antica porta d’oriente, con la Basilica di Loreto passando per Poggio e le campagne immerse nella bellezza del Parco regionale del Conero. Il cammino, da percorrere generalmente in due giorni, riscopre vecchie tracce del passato, quelle dei pellegrini che sbarcavano ad Ancona, raggiungevano il santuario mariano di Loreto per proseguire poi lungo la Via Lauretana fino ad Assisi e poi Roma.” Dentro di me, paura e gioia si mescolavano in un turbinio pazzesco di pensieri.

Ma Luca con il suo dire quieto e scrupoloso mi aveva spiegato che il percorso era fattibile e senza neanche conoscermi bene, dopo le presentazioni di quella mattina di novembre mi diede le direttive per il giorno successivo. Luca era calmo e rassicurante e io non ebbi un attimo di timore nell’addentrarmi in questa nuova avventura. Certo Marco guardò le mie adidas consumate e scosse la testa: “Verrai con queste domani? Non sono adatte per un cammino, ti verranno le vesciche ai piedi!” io risposi “Ho solo queste scarpe sportive e si forse le AllStars come sneakers!”, ma Marco mi guardo con gli occhi spalancati e mise una mano alla fronte: “Dai su, per questa volta passa, ma queste non sono adatte a fare trekking, occorre una scarpa specifica. Domani prova quest’esperienza e poi ti daremo delle direttive sull’equipaggiamento.”

“Driiin Driiin Driiiin…” Saltai dal letto con quel suono assordante. Erano le 5.00 di mattina, erano anni, forse secoli che non mi svegliavo prima del sole. Scesi dal letto infreddolito, caffè e… no, sigaretta no. Zaino che avevo preparato la sera prima come da indicazioni, una mela che addentai al volo, doccia e abbigliamento sportivo, uscii di casa infreddolito, presi Lucy per il guinzaglio e ci incamminammo direzione Piazzetta del Santo spirito, punto di incontro.

Guardai Anna, il suo sorriso e quell’occhiolino mi rincuorarono, avevo deciso di affrontare la mia vita, la mia paura, i miei sordi silenzi. Iniziammo a camminare. I miei passi erano goffi e lenti, le scarpe con la gomma consumata non erano adatte al sentiero, il terreno era sdrucciolevole anche se per principianti. Pensai, cosa cavolo sto facendo? Dove vado? Ma la voglia di farcela e ritornare ad essere felice mi davano adrenalina.

Eccomi qui, io Nello un nerd tutto circuiti e divano a fare trekking. Cosa cavolo è sto trekking? Ricordavo le parole di Luca del giorno prima, fare trekking  significa fare un lungo viaggio, il che si traduce a livello sportivo con lunghe camminate, solitamente praticate in montagna, spesso ad alte quote, ma per fortuna non sempre, almeno non il mio primo giorno, dove si cammina tra sentieri e boschi, seguendo percorsi segnalati, accompagnati da escursionisti, esperti, associazioni o guide. Alla base del trekking c’è il contatto con la natura monti, laghi, fiumi, foreste sono “la palestra” in cui si pratica questa attività. Io fui fortunato, perché quel cappello, quel logo quella giornata di novembre, non solo incontrai un gruppo di esperti camminatori, ma fui catapultato in una realtà nuova diversa ed entusiasmante… che però durò per soli 12 km prima che le adidas mi lasciassero il segno.

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