Avventura sul Pollino – Pagine del diario di viaggio

13 – 14 Novembre – Parco Regionale del Pollino

Sono giorni febbrili quelli che precedono la tanto attesa escursione nel massiccio del Pollino. Le chiamate tra noi tre si susseguono per tutta la settimana…che attrezzattura portare, quale abbigliamento, le vivande, i dubbi sul meteo, insomma ogni pretesto è buono per sentirci e condividere già le emozioni che dal profondo di ognuno iniziano a salire e che facciamo fatica a contenere. In fondo si sa… l’attesa è essa stessa piacere!

Ed eccoci al sabato, io la mattina lavoro, sono lì.. ma è come se non ci fossi, l’unico pensiero è quello…il Pollino. Marco la nostra guida, ha già messo giù con le applicazioni dedicate e con le mappe un percorso che si snoda su oltre 32 km e che ci porterebbe a conquistare tutte le cinque cime del massiccio, un idea che molti definirebbero folle, irrealizzabile, ma in fondo a noi non importa …siamo pronti a dare anima e corpo per ogni escursione che proviamo a fare. La passione e l’amicizia che ci unisce travalicano di gran lunga la razionalità. Siamo pronti a fare qualunque cosa, e soprattutto siamo pronti a farla insieme.

Ed eccoci al sabato pomeriggio, si parte! … Due ore di macchina e siamo a Viggianello, tipico borgo storico della Basilicata, famoso per la fonte dell’acqua San Benedetto, ci accoglie con diffidenza, pioggia leggera, nebbia e nessuno per strada, ma va bene … noi siamo li per altro. Il tempo di sistemarci in una casetta che abbiamo fittato solo per la notte e via per il paesello a cercare un posto dove mangiare un boccone; passeggiamo per le piccole e strette stradine in pietra che ci riportano con la mente al secolo scorso, testimoni di un passato ormai andato. Da lontano sentiamo voci, risate e musica, provengono da una piccola struttura in legno dove all’interno, riscaldate dal calore di due stufe una ventina di persone ridono e scherzano davanti a bottiglie di vino e pasti invitanti. Ci accomodiamo e subito percepiamo l’aria conviviale che tira. Vino, buon cibo e tanta allegria..
Ecco, il tempo per noi sembra essersi fermato, fuori da quella tenda abbiamo lasciato le nostre paure le nostre angosce e i pensieri negativi che soprattutto in questi ultimi anni ognuno di noi si porta dentro, sembra di essere entrati in una bolla dove tempo e spazio sono concetti relativi, l’unica cosa che conta, sono le emozioni che noi tre condividiamo.
Tutti a nanna alle 22 e 30, controlliamo per l’ultima volta l’attrezzatura, prepariamo i panini che ci porteremo durante l’escursione e fissiamo la sveglia alle 4 in punto, in modo da attaccare presto il sentiero e provare a completare l’impresa. E all’ora fissata ci sveglia Marco con una motivetto che ormai ci accompagna da tempo e che per noi è diventato il leit motive delle nostre salite in montagna… (per chi fosse interessato la canzone è Across the mountain).

Il tempo di prepararci e via subito fuori casa, diamo uno sguardo al cielo per capire se ci sarà tempo buono come diceva il meteo che ormai consultavamo quotidianamente e subito restiamo di sasso tanta è la bellezza del cielo che ci sovrasta illuminato dalle numerosissime stelle che grazie alla poca luce del paese possono esprimersi in tutta la loro lucentezza. Abbiamo dormito poche ore ma non importa, la gioia è tanta, l’entusiasmo alle stelle, alimentato dall’avvistamento dei numerosi animali che ammiriamo dai finestrini durante il viaggio.. cavalli, volpi gufi…sembra ci stessero aspettando per darci il benvenuto nel loro regno, o almeno a noi piace pensarla cosi.

Pochi km d’auto e siamo a Colle Impiso, 1500 m di altitudine circa, l’attacco del sentiero che ci porterà sulla nostra prima cima della giornata “Serra del prete”. Il buio ci circonda, l’aria è frizzante e l’umore è dei migliori, accendiamo le torce, diamo un ultimo sguardo alla mappa e via si parte. Il percorso inizia già in salita, la pendenza è tanta ma è solo il preludio di ciò che ci aspetta durante la giornata. Saliamo in silenzio, in fondo è buio, la montagna dorme e noi siamo suoi ospiti rispettosi. Continuiamo a salire, le gambe rispondono bene, abbiamo spezzato il fiato, la salita è fluida … il passo veloce. Dopo un’ora di cammino ecco che la natura ci fa il suo primo regalo, siamo vicini ai 2000 m e da lontano il cielo inizia a schiarire, la luce dell’alba avvolge tutto, inizia a dipingere quello splendido dipinto che ci circonda, non ci resta che fermarci per gustarne a pieno la bellezza; è proprio vero che le cose più belle a questo mondo non si acquistano, ci vengono regalate, basta solo scegliere di volerle ricevere. E si continua fino alla cima accompagnati da un vento freddo che ha iniziato a soffiare non appena usciti dal sottobosco; la cima è brulla, ci sono solo rocce e qualche cespuglio di vegetazione d’alta quota sparso qua e là, ma lo spettacolo del paesaggio che si ammira da quassù è unico, tutto il massiccio del Pollino che inizia a svegliarsi sotto la luce dell’alba.

La salita è stata impegnativa, ma non ha fatto altro che rafforzare il nostro proposito di completare tutte e cinque le cime, una è fatta, si prosegue, s’imbocca la discesa sul sentiero 920 che ci riporterà di nuovo giù a Campo Gaudolino. La discesa ripida e si snoda tra la faggeta splendida e fitta che termina su un immenso prato, Campo Gaudolino appunto, siamo ai piedi del secondo gigante da conquistare, siamo ai piedi del monte Pollino. Consumiamo un’ abbondante colazione, fatta di yogurt, frutta secca, panini dolci, di nuovo uno sguardo alla mappa e siamo nuovamente in cammino. Entriamo in un fitto bosco fatto di faggi e dove ogni tanto inizia a fare capolino qualche pino loricato, finalmente…è l’albero simbolo del Pollino, si trova solo qui e forse in qualche zona della Jugoslavia, ne siamo affascinati, la sua bellezza ci rapisce e ci da la conferma di quanto siamo fortunati a potere vivere questa esperienza. Procediamo a passo spedito e nel
giro di poco raggiungiamo vetta del Pollinello, qui i loricati sono i padroni, ce ne sono di tutte le taglie e di tutte le età, alcuni sono ultracentenari; ci impressionano le loro enormi radici e i colori vivi delle loro foglie aghiformi, qui il tempo sembra essersi fermato e sembra essere scandito dai soli ritmi della natura. Ci fermiamo a cospetto di uno di questi giganti, lo abbracciamo, lo accarezziamo, lo fotografiamo, sempre con rispetto e quasi con timore, ne percepiamo l’odore forte ma delicato al tempo stesso, siamo felici, entusiasti, in poche parole stiamo vivendo e stiamo vivendo come piace a noi.
La pendenza inizia a diventare importante e adeguiamo passo e fiato, la strada per la vetta è ancora tanta, il percorso è costellato dai pini che sembrano distrarci, alleggerendoci cosi la fatica della salita. Ogni tanto ci voltiamo indietro per godere dall’alto del paesaggio che ci circonda, tutto giù inizia a diventare piccolo, i paesi, le case, le cime più basse, la sensazione è sempre la stessa, quella di essere in una bolla perfetta, lontano dal mondo. Arriviamo in cima accompagnati da due cani che si sono aggregati a noi durante la salita, inizia ad alzarsi la nebbia che all’improvviso copre tutto, ma siamo in cima, anche la seconda vetta è conquistata. Il tempo di consumare una panino – condiviso con quei due cani – l’ennesima occhiata al meteo, le solite foto di rito, un cioccolatino, una risata e via di nuovo in marcia per la vetta più alta dell’Appennino meridionale, situata in Calabria a non molta distanza dal confine con la la Basilicata, Serra Dolcedorme 2267m.

Il percorso che ci porta alla nostra terza cima della giornata si snoda sulle creste che dal Pollino si estendono fino ai piedi del Dolcedorme, un severo sali scendi di rocce da cui però si ammirano piccole mandrie di cavalli marroni che pascolano liberi e brucano ai piedi dei pini loricati creando un contrasto di colori tra il loro colore ed il verde intenso degli alberi. Giungiamo all’attacco del sentiero che ci porterà in cima, sono circa 2,5 km, tutti in salita, le gambe tengono ancora, il fiato c’è, ci fermiamo per pochi minuti, il tempo di una bevuta, qualche foto ai cavalli, gli immancabili sfottò tra noi tre e via..su per la cima. Il sentiero è simile a quello appena percorso del Monte Pollino, solo un po’ più ricco di vegetazione, ma sempre asciutto ed austero. Lo percorriamo di buon passo, avvolti dalla nebbia che sale dal basso, vogliamo giungere presto sulla sommità così da avere ancora qualche ora di luce per tentare di completare il nostro giro delle cinque vette. Alle 14 circa siamo finalmente su, ci accolgono i saluti di un gruppo che ci aveva preceduti e che non conosciamo affatto, ci salutano ci chiamano ci danno il benvenuto sulla cima…Fantastico!!! Sono ragazzi e ragazze, tutti del sud Italia, Calabria e Puglia in particolare, ci presentiamo, e subito come se ci conoscessimo da tempo iniziamo a mangiare e a brindare, a condividere le cose che ognuno ha portato con sé … ma soprattutto a condividere gioia ed emozioni. E’ incredibile notare come la montagna abbia il potere quasi catartico, anzi tolgo il quasi, di riportarci alla nostra dimensione naturale, ad una dimensione umana fatta di rapporti sinceri, relazioni emozioni. E’ come se la salita fosse il percorso necessario per liberarci e d alleggerirci di tutto il superfluo e l’inutile che la nostra società ci impone. Si sale..ma mentre si sale si scende in noi stessi!

Ci fermiamo un bel po’ in cima con i nostri nuovi amici, il clima è festoso, cordiale ci si scambiano informazioni sul percorso, sulle esperienze fatte e su quelle da fare, sì ride, siamo felici. C’è Francesco una guida professionale, c’è un simpatico professore di matematica con la moglie, ci sono Giulia e Martina, due carinissime ragazze pugliesi poco più che ventenni, che, seppur visibilmente affaticate, sprizzano allegria e la vitalità da tutti i pori…insomma tutti diversi..ma quassù tutti uguali, tutti piccolissimi rispetto alla montagna …tutti più veri, tutti più umani.
Un’ ultima cosa è rimasta da fare, le firme e la dedica sul libro di vetta, appuntamento immancabile per ogni escursionista, Luca e Marco mi affidano questo compito, in realtà sanno bene cosa scriverò…sono le parole di un famoso alpinista che sentiamo nostre, ci sono entrate dentro e ormai ci accompagnano in ogni avventura. Se volete leggerle, se siete curiosi sono li… sul libro di vetta!!

Abbiamo trascorso un bel po’ di tempo quassù, sappiamo che non abbiamo più le necessarie ore di luce per completare le altre due cime… ma in fondo che importa qui si sta bene, si sta da favola, la compagnia è bella, il panorama che a perdita d’occhio si distende su tutto il massiccio toglie il fiato. Breve riunione tra noi tre e si decide di ritornare, ci aspettano altri 10 km da percorrere fino a Colle Impiso, davanti a noi c’è Passo delle Ciavole da discendere e poi i Piani del Pollino da attraversare. Imbocchiamo l’ennesima ripida discesa
della giornata, non siamo più soli, ormai il gruppo è cresciuto, faremo la strada del ritorno in compagnia. La discesa ripida e scivolosa termina in un magnifico prato dove tre enormi pini loricati la fanno da padrona, dietro di loro l’altra splendida cima che ci eravamo prefissi di salire, Serra delle Ciavole; ci limitiamo ad ammirarla dal basso ricoperta di pini, sembra quasi chiamarci, invitarci a salire, ma non abbiamo tempo, o meglio potremmo affrontarla in notturna, siamo attrezzati ed avremmo anche l’avventatezza di provarci, sappiamo bene però che è meglio non rischiare, in fondo è un luogo che conosciamo poco e dobbiamo rispettarlo. In fondo abbiamo fatto già tanto durante la giornata.

Ci mettiamo un pò per convincere di ciò Marco ma alla fine prendiamo la strada del ritorno che si snoda in prati – dove di notte lupi e cinghiali sono i padroni – e faggete fitte, scure, maestose. Le ultime due ore di cammino necessitano della luce artificiale delle torce e al buio la montagna manifesta tutta la sua severità ed il suo mistero. L’adrenalina e l’entusiasmo per noi tre sono ancora alti, non sentiamo la stanchezza nonostante gli oltre 20 km percorsi di cui molti in ripida salita, non siamo ancora al termine del percorso che già pensiamo alla prossima uscita.

Ognuno in cuor suo pensa alla prossima metà, Gran Sasso in invernale, la Sila, le Dolomiti. Dobbiamo solo
decidere, va bene tutto, basta farlo…e basta farlo insieme.

To be continued
Mario, Luca e Marco

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